di Massimiliano Palombella – Presuntuoso, arrogante, permaloso, scostante, a volte anche intrattabile. Questo è Brian Clough, ricordato per un carattere forse un po’ troppo spigoloso e tanto antipatico, ma soprattutto per una carriera da manager leggendaria.
Nasce a Middlesbrough il 21 marzo 1935. Una personalità molto forte che già esprime da giocatore. “È peggio della pioggia a Manchester, almeno quella ogni tanto smette”.
A parlare è Bill Shankly, l’uomo che ha guidato il Liverpool dal 1959 al 1974, protagonista del ciclo più vincente dei Reds. Clough, tipico centravanti britannico, non smette mai di segnare nella sua breve carriera da centravanti, prima al Middlesbrough poi al Sunderland. Un attaccante di buona tecnica, forte di testa, tiro preciso e micidiale, una velocità di base che gli permette di esaltarsi nell’uno contro uno come nessuno. In 274 partite realizza 251 gol.
Un brutto infortunio con il portiere del Bury chiude la sua carriera da calciatore nel boxing day del 1962, ma dà il via a quella di un manager che fa la storia del calcio inglese e non solo. Si merita anche il soprannome di “soccer genius” per essere riuscito a imporre novità in un calcio conservatore e fortemente legato alla tradizione come quello inglese.
Gli piace giocare palla a terra, non dimentica, però, il classico lancio lungo a scavalcare il centrocampo del calcio inglese. Un misto di aggressività, velocità e ordine tattico e tanto gioco sulle fasce. “Se Dio avesse voluto che giocassimo a calcio fra le nuvole avrebbe messo l’erba lassù”. Una frase che Clough ripete spesso e che spiega la sua rivoluzione. Dai suoi giocatori pretende disciplina, obbedienza e sacrificio. Il suo cuore smette di battere a Derby il 20 settembre 2004 all’età di 69 anni per un male incurabile che lo costringe alla resa dopo una vita trascorsa a combattere contro chiunque dentro e fuori dal campo.
A soli trent’anni inizia la carriera da manager nell’Hartlepools United insieme a Peter Taylor che lo seguirà in molte delle sue avventure professionali. Il passaggio al Derby County arriva nel 1967. È una squadra di seconda divisione che raramente va oltre la metà della classifica. Clough prende in mano da subito la situazione, decide ogni cosa, acquisti e cessioni, si scontra con i vertici della Società che non sempre capiscono o concordano con quanto decide, ma la squadra è tutta dalla sua parte. Nella stagione 1968-69 vince il campionato ottenendo la promozione nella massima serie del calcio inglese. E’ ormai il punto di riferimento di tutti i giocatori, si prende carta bianca su tutto. Ascolta soltanto il suo vice Taylor, ma la decisione finale è la sua. “Ne parliamo per venti minuti e poi decidiamo che io avevo ragione”, sua frase che tira fuori tutto il suo ego.
Il primo capolavoro della sua carriera lo realizza nella stagione 1971-72 quando vince il campionato inglese, il primo per lui ma soprattutto il primo per il Derby dal 1885, anno della sua nascita. Una vittoria che arriva anche in maniera inaspettata perché il Derby chiude il campionato con 58 punti, Liverpool, Manchester City e Leeds ne hanno 57, ma il Leeds deve recuperare una partita con il Wolverampthon, rinviata per permettergli di giocare la finale di FA Cup. Clough è in vacanza, mentre la squadra è in tournée in Spagna con Taylor. Al Leeds è sufficiente il pareggio per vincere il campionato, ma contro il Wolves accade l’incredibile. I ragazzi di Don Revie, dopo aver vinto l’FA Cup, perdono 2-1 contro il Wolverampthon. Il campionato è del Derby.
Clough rilancia. Dopo il campionato vuole la Coppa dei Campioni. Arriva in semifinale e trova la Juventus. “Io non mi accontento del secondo posto, non è nella mia natura. Inseguo l’eccellenza in ogni cosa e questo comprende ogni singola partita che giochiamo”, ha modo di dire per spiegare la sua mentalità.
Sono due partite avvelenate da polemiche ben gestite e volute da Clough. A Torino, all’andata vince la Juventus 3-1, ma l’arbitro tedesco Schulenburg ammonisce Gemmill e McFarland già diffidati. I due non giocheranno il ritorno. Clough a fine partita accusa: “Dentro lo spogliatoio dell’arbitro c’erano gli italiani, prima della gara e durante l’intervallo”. Poi prima di andarsene grida: “Fucking italian bastards”. Si prepara così un ambiente rovente per il ritorno. Al Baseball Ground di Derby, la squadra di Clough non ribalta il risultato dopo una partita durissima giocata senza esclusioni di colpi. Finisce 0-0, anche con un rigore sbagliato dai Rams, con delle voci che coinvolgono l’arbitro portoghese Lobo che denuncia un tentativo di corruzione da parte di un ex arbitro ungherese Szolti, molto vicino a Italo Allodi. Venticinque anni dopo Clough confermerà di essere convinto della malafede dell’arbitro tedesco Schulenburg.
L’esperienza al Derby finisce nel 1973. Clough abbandona insieme a Taylor aspettando incarichi in squadre più blasonate. La chiamata arriva dal Leeds dopo un periodo al Brighton. Don Revie, manager del Leeds, approda sulla panchina della nazionale inglese e Clough lo sostituisce sperando di fare bene. I risultati non arrivano e per un mese e mezzo Clough polemizza e discute con tutti. La squadra, troppo legata a Don Revie, non segue Clough, non lo riconosce all’altezza del predecessore. In particolare, il capitano Bremner, insieme a tutto il gruppo, emargina il nuovo manager facendolo sentire solo e abbandonato. Clough dice a Bremner: “Signor William Bremner, lei è il capitano ed è un buon capitano, ma non è utile alla squadra e non è utile a me se si fa squalificare. Io dalle mie squadre esigo la disciplina e in quanto capitano mi aspetto che lei dia l’esempio”. Una rottura insanabile che porta alla conclusione dell’avventura dopo soli 44 giorni. È il periodo peggiore di tutta la sua vita professionale.
“Roma non fu costruita in un giorno, ma io non ero lì”. Clough non perde la sua arroganza e vuole tornare a costruire qualcosa dimostrando di essere un grande allenatore, molto più bravo di Don Revie. Nel 1975 lo ingaggia il Nottingham Forrest, squadra di seconda divisione che non naviga in buone acque. Rimarrà a Nottingham per 18 anni vincendo praticamente tutto. Costruisce una squadra a sua immagine e somiglianza. I concetti di gioco sono quelli del Derby ma con dei giocatori di livello superiore. Ritrova con lui Peter Taylor, arrivano negli anni giocatori come i suoi fedelissimi McGovern O’Hare e Gemmill, poi O’Neill, Lloyd, Withe, Viv Andersson, Woodcock e Robertson. Riesce a prendere Shilton, per anni numero uno della nazionale, per la cifra record per un portiere di 270.000 sterline. Arriva subito la promozione nella prima divisione, poi nel 1977-78 vince il campionato con 4 giornate d’anticipo. È il secondo per lui ma il primo e l’unico per il Nottingham. Vincerà con il Forrest la Charity Shield (1978), quattro coppe di Lega (1977-78, 1978-79, 1988-89, 1989-90), due Coppe dei Campioni (1978-79, 1979-80), battendo con un doppio 1-0 il Malmoe prima e l’Amburgo dopo, una Supercoppa Europea (1979) e una serie di tornei minori ma di una certa rilevanza in Gran Bretagna. La squadra di Clough gioca un 4-3-3 moderno che si modifica nel corso delle partite per la duttilità e qualità dei suoi giocatori.
“Il Nottingham gioca un football al passo coi tempi – afferma molto spesso Clough – la Nazionale inglese no, per questo il calcio inglese è meglio rappresentato dal Nottingham di quanto non lo sia dalla Nazionale”. Un’altra bordata alla FA e al suo nemico Don Revie.
In quegli anni Clough è il personaggio e l’allenatore del momento, ma il suo carattere e i suoi modi di fare lo mettono in contrasto con l’FA che non lo chiama neanche nel 1978 quando la Nazionale, visti gli scarsi risultati di Don Revie, non si qualifica per il mondiale in Argentina. La rifondazione dell’Inghilterra viene affidata a Greenwood che aveva già preso la Nazionale dopo l’allontanamento di Don Revie.
Clough non allenerà mai la Nazionale inglese neanche dopo aver lasciato il Nottingham. La sua grandezza sta nell’aver portato alla vittoria Derby e Nottingham, squadre che mai avevano raggiunto grandi livelli e che poi negli anni seguenti sono tornate nella mediocrità del calcio inglese. È uno dei tre tecnici che hanno vinto il titolo nazionale in Inghilterra con due squadre diverse. Gli altri due sono Herberth Chapman (Huddersfield e Arsenal) e Kenny Dalglish (Liverpool e Blackburn Rovers).
In più Clough vanta il record di aver preso Derby e Nottingham in seconda divisione e, dopo averle promosse in prima, ha vinto il campionato. Viene considerato come uno dei più grandi allenatori della storia del calcio e lui ce lo ricorda: “Non direi di essere il migliore allenatore del mondo, ma sono sicuramente nella top one”.
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