Il giorno dopo l’eliminazione da Euro 2024, Luciano Spalletti analizza le motivazioni del disastroso cammino degli azzurri in Germania. Incassata la fiducia da parte del presidente della Figc Gabriele Gravina, seduto accanto a lui nella conferenza stampa che ha anticipato il rientro in Italia della delegazione, il ct fa mea culpa e traccia la strada verso il Mondiale del 2026.
Le parole di Spalletti
RINGRAZIAMENTI: “Ringrazio i tifosi per l’affetto dimostrato, i giocatori per la disponibilità e tutta la Federazione per la qualità e la disponibilità nel trovare le soluzioni per qualsiasi problema, il dispiacere è che attraverso il mio risultato non è stato possibile far vedere il loro livello di qualità”.
ERRORI: “Indietro non ci posso tornare, chiaro che da quello che si è visto qualcosa l’ho sbagliata. Ho tentato di ringiovanire un po’ la squadra, siccome rimango qui questo in futuro sarà fatto ancora di più. Non abbiamo visto il miglior Spalletti in questi 10 mesi sennò non sarei qui a fare certi discorsi oggi. Leggo che mi hanno attribuito d’aver alzato troppo i toni e uso di miti da seguire. Ma io ho degli esempi da seguire. Ci sono ancora molte cose da far vedere. Bisogna anche essere onesti nel racconto di queste partite fatte: io sono arrivato in un momento di urgenza di risultati e per quello che necessitava il momento siamo stati bravi fino a un certo punto. Non siamo riusciti a crescere in questo mini-percorso fatto e ieri è una partita dove si è fatto un passo indietro importante, che non si può accettare. Però si riparte da lì e io penso di sapere cosa bisogna fare“.
NUOVI LEADER: “Giocatori come Chiellini o Bonucci diventa difficile trovarli, ma si è visto anche che, dando spazio e possibilità a calciatori come Calafiori, si possono trovare dei leader importanti dentro il campo e noi dobbiamo fare questo percorso. Sapevamo di avere un girone con difficoltà massimali, perché lo racconta anche la storia che sono squadre organizzate, di esperienza. Noi siamo come esperienza fatta e come età media una delle più giovani, tra le prime 5-6, addirittura la penultima come presenza dei giocatori convocati in questa competizione. Però era una scelta che avevamo fatto, ci si aspettava più reazione”.
RAPPORTO CON IL GRUPPO: Tutti i giorni sono andato al confronto con la squadra, ho sempre detto che bisogna vedere con i loro occhi e sentire con le loro orecchie quando si gestisce un gruppo. Il dialogo diventa fondamentale. L’ho sempre fatto da quando indosso la tuta di allenatore e non ho visto criticità particolari a proposito del rapporto. La maglia dell’Italia è il massimo che si può aspirare dal punto di vista della pressione. L’umore che c’era dentro la squadra era perfetto, c’era la giusta riflessione su quella che era l’importanza del torneo. Ieri, prima di andare via dalla riunione della mattina, abbiamo chiesto chi è che non se la sarebbe sentita di battere il calcio di rigore: quelli che volevano battere hanno alzato il braccio, gli altri l’hanno tenuto basso. E c’è stato più di qualcuno che l’ha tenuto basso. Queste prove verranno fatte anche per capire chi se la sente di gestire tutto questo, ma va fatto un discorso completo”.
DIFFERENZA TRA CT E ALLENATORE DI CLUB: “Sono oggettive. In un club oggi a un giocatore gli dico una qualcosa, domani per avere una reazione gli faccio un complimento, poi lo faccio giocare e lo rimetto se fa male. Qui non lo puoi fare, non c’è questa possibilità di giocare in maniera psicologica con la mente del soggetto e con la sua esperienza. In Nazionale si ha meno tempo e non si può giocare psicologicamente con la mente e l’esperienza dei giocatori. Il vestito azzurro l’ho messo anche oggi e mi sta benissimo. Le differenza a fare l’allenatore della Nazionale ci sono e se queste hanno portato qualche complicazione devo far presto anch’io a correggere e imparare cose nuove“.
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