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L’editoriale di R. Bernabai: “Good Luck Sir Claudio!”

Il destino di Ranieri è sempre stato quello di lasciare un segno

di Roberto Bernabai – Il sipario è calato. Il pubblico è in piedi, applaude freneticamente al termine dell’ultima rappresentazione. L’omaggio si prolunga  nel tentativo di ritardare per quanto possibile il momento del commiato. Al centro della scena c’è lui, il protagonista assoluto. L’emozione che gli attraversa la mente e il cuore è di quelle che ti devastano e ti deliziano con la stessa intensità. L’orologio della vita ha scandito velocemente minuti, ore, giorni ed ora, mentre scorrono i titoli di coda, le istantanee che raccontano la sua lunga avventura si susseguono rapidamente.

Le storie, anche le più belle ed esaltanti, sono comunque destinate a concludersi: è una legge alla quale nessuno può sottrarsi. Lasciare una traccia indelebile spetta invece solo a chi ne ha la capacità e la forza.

Nel corso del suo lungo cammino Claudio Ranieri di tracce indelebili ne ha impresse tante e tutte profonde. Il ragazzo di Testaccio cresciuto con il calcio nell’anima e la Roma nel cuore, ha vissuto inseguendo caparbiamente quei sogni che forse neanche lui a quei tempi  immaginava si sarebbero trasformati in realtà.

Il suo destino è sempre stato quello di lasciare un segno.Una carriera sul campo che non può che iniziare con addosso quei colori giallorossi amati con una passione senza confini.

Un capitolo che si chiude però rapidamente e dolorosamente . Il giallorosso che segnerà la sua carriera sarà quello del Catanzaro. In 8 stagioni in Calabria gioca 128 partite in serie A, record assoluto per il Club. Poi le esperienze in Sicilia con Catania e Palermo sono  il prologo di una storia che sta per prendere una direzione ben precisa.

Dal campo alla panchina il passo è scontato.Vigor Lamezia e Puteolana sono il banco di prova per capire se questa sua nuova realtà possa avere un futuro.In tre anni riporta il Cagliari dalla serie C alla serie A. Chi ha avuto l’opportunità di seguire quel Cagliari nel ritiro monastico di Roccaporena di Cascia ricorda l’entusiasmo, lo scrupolo e la tenacia con cui allenatore e squadra prepararono in perfetta unità d’intenti la stagione del rientro tra le grandi . Dopo una salvezza per nulla scontata, l’ Isola saluta il tecnico. Non è un addio e solo un arrivederci che prima o poi si avvererà. Inizia così il percorso di un allenatore essenziale, discepolo di una scuola di pensiero che si basa sul lavoro e sulla disciplina. Le sue squadre non giocano un calcio spregiudicato, si esprimono sul campo con raziocinio e concretezza.

Dopo un anno a Napoli il passo successivo è a Firenze dove dopo aver riportato i viola in serie A, guida la squadra alla vittoria in Coppa Italia e in Supercoppa contribuendo alla crescita e alla consacrazione di un fuoriclasse assoluto come Gabriel Batistuta.

Il fascino della Liga è irresistibile. A Valencia c’è bisogno di ricostruire una squadra dalle grandi ambizioni ma dai mezzi neanche lontanamente paragonabili a quelli  di Real, Barcellona e Atletico Madrid. Gli spagnoli accolgono Ranieri con qualche perplessità, anche perché Il suo approccio è traumatico. Via i senatori stanchi e demotivati e spazio a chi crede nel progetto del tecnico italiano. E’ il Valencia di Mendieta, Canizares, Claudio Lopez e Amedeo Carboni. Ranieri impone i suoi metodi e ripristina un senso della disciplina che i valenciani apprezzano. La squadra dopo quasi un ventennio torna ad alzare un trofeo conquistando la Coppa del Re nella finale vinta contro l’Atletico di Madrid. Missione compiuta e via verso nuove avventure. Atletico, Chelsea, e ancora Valencia, dove conquista anche una Supercoppa europea, sono le tappe che precedono il suo ritorno in Italia.

A 10 anni dall’ultima panchina in serie A Ranieri viene chiamato dal Parma per tentare l’impresa complicata di salvare gli emiliani dalla retrocessione. Esserci riuscito gli vale la chiamata della Juventus . A Torino, tuttavia, l’ostilità pregiudiziale di parte dell’ambiente crea i presupposti per  un divorzio anticipato.

Le dimissioni di Spalletti agli albori della stagione 2009/2010 spalancano per Ranieri, romano e romanista nell’anima, le porte della Roma. E’ un sogno che si tramuta in realtà. Il suo entusiasmo contagia squadra e tifosi. Inizia una rimonta strepitosa, le scelte del tecnico (clamorosa quella di lasciare in panchina Totti e De Rossi nel secondo tempo di un derby contro la Lazio) si rivelano tutte vincenti. Nel mirino c’è l’Inter di Mourinho che a poche giornate dal termine sembra in procinto di arrendersi ai giallorossi. Uno sconsiderato pareggio a Livorno ma soprattutto la sconfitta in casa contro la Sampdoria cancellano brutalmente i sogni romanisti.

La stagione 2009/2010 passerà alla storia come quella del triplete dell’Inter di José Mourinho, ma anche come quella della grande occasione mancata dalla Roma di Claudio Ranieri. L’anno seguente il feeling si esaurisce dolorosamente.
Una breve esperienza all’Inter senza particolari acuti convince il tecnico romano ad accettare la proposta del Monaco. Ranieri riporta la squadra del principato in Ligue 1 per poi assumere il ruolo di ct della nazionale della Grecia. Si tratterà di un passaggio veloce e deludente.

Ma il destino ha pazienza e prima o poi ciò che è scritto si avvererà.

In un calda giornata di luglio del 2015 Ranieri firma per il Leicester. Il ritorno in Premier non gli concede grandi prospettive. La squadra ha poco credito, è tornata fra le grandi solo l’anno prima e l’obiettivo dichiarato è semplicemente quello di una seconda salvezza consecutiva. La rosa è priva di grandi nomi, Jamie Vardy, il suo centravanti, ha trascorsi ai margini del grande calcio con un passato vissuto tra l’attività calcistica ed il lavoro come operaio metalmeccanico. le possibilità che le Foxes (le volpi) possano aggiudicarsi il titolo vengono considerate alla pari della cattura del mostro di Lochness o all’insediamento di Kim Kardashian alla Casa Bianca. Puntando una sterlina se ne potrebbero vincere 5000.

Il calcio però è stato inventato anche  per scrivere storie inimmaginabili. E inimmaginabile è quello che accade in un’annata che rimarrà per sempre nella storia di questo sport. La stagione si dipana in modo sorprendente e dopo un inizio che viene considerato un fuoco di paglia il Leicester inizia a maturare la convinzione che l’impossibile possa tramutarsi in realtà. Ranieri conquista stima e apprezzamento, i suoi modi fermi ma sempre cortesi ed eleganti, conquistano anche gli algidi sudditi di sua Maestà. Le Foxes non si fermano più e alla fine si aggiudicano un titolo che ne vale almeno dieci. Per l’allenatore italiano è l’apoteosi. Il ragazzo di Testaccio ha conquistato il mondo. La sua immagine felice e sorridente è sulle pagine di tutti i giornali.

L’impresa è straordinaria, fuori da ogni logica, ha un qualcosa di magico e irripetibile. E infatti l’anno seguente la magia si esaurisce. Ranieri saluta i suoi eroi e ritorna in pista. Nantes prima e Fulham poi sono solo tappe di riavvicinamento.

Il ritorno su una panchina italiana non può che tingersi di giallorosso. La Roma gli chiede aiuto per risollevare le sorti di una  squadra letteralmente smarrita e frastornata dopo l’esonero di Di Francesco. Claudio risponde presente e sfiora la qualificazione in Champions.

Nei due anni seguenti guida la Sampdoria con la quale raggiunge le mille panchine nei vari campionati. Una fugace avventura al Watford e poi il ritorno là dove tutto era cominciato.

Il Cagliari e la Sardegna tutta,  richiamano uno dei loro figli adottivi più amati. Ranieri accetta con l’entusiasmo di un debuttante. Gloria ,titoli e prestigio internazionale messi al servizio di una squadra sprofondata in serie B ,che vuole tornare tra le protagoniste. Il ritorno in serie A e la salvezza conquistata quest’anno tra mille difficoltà, sono storie recenti. Così come è ancora viva l’emozione e le lacrime per  quel tributo commosso e appassionato che rimarrà per sempre nel cuore dell’allenatore, ma soprattutto dell’uomo.

Per Ranieri è arrivato il momento che prima o poi arriva per tutti. A 73 anni lo stress da panchina va tenuto nella giusta considerazione. Allenare un club comporta un dispendio di energie che dopo una vita vissuta senza risparmio, è opportuno gestire in maniera più ragionata.
Il suo futuro sarà all’insegna della famiglia, senza escludere la possibilità di un incarico alla guida di una nazionale. Dall’Italia all’Inghilterra, dalla Spagna alla Francia, l’immagine di Ranieri in piedi davanti alla panchina del suo club d‘ora in poi  sarà solo un ricordo dolce e malinconico.

Good Luck Sir Claudio!

Roberto Bernabai

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