di Andrea Iustulin – Corona, musica e football. L’ordine sceglietelo voi ma queste sono le tre fondamenta di un ragazzo nato in Inghilterra. Adesso prendiamo questi tre pilastri e inseriamoli nel contesto di Manchester.
Smiths e Joy Division animano la scena underground fino a diventare delle star internazionali battendo la strada a Stone Roses e Oasis. Mostri sacri della musica che mettono tutti d’accordo finché c’è una chitarra e un microfono, quando viene smantellato il palco e rimane solamente lo stadio che ha ospitato lo spettacolo comincia la rivalità. Così Ian Brown e Liam Gallagher passano dall’essere amici e colleghi a non potersi “vedere” quando appare un pallone. Uno appartenente all’elitè calcistica dello United e l’altro alla nouvelle vague del City.
Una realtà paragonabile al derby di Roma come rivalità ma con episodi di violenza sporadici. I Citizens rivendicano di essere i veri tifosi della città accusando i nemici di provenire da Newton Heath, estrema periferia di Manchester. I Red Devils replicano con il palmares definendo perdenti i cugini. Uno sfottò destinato a perdersi per le vie della città visti i successi della squadra di Guardiola che è riuscita a salire sul tetto del mondo. Una situazione ribaltata dopo l’epopea di Sir Alex Ferguson che aveva cancellato di fatto sul campo la rivalità.
Sembra assurdo, ma la storia ha anche raccontato anni di grande collaborazione arrivando addirittura a una paradossale osmosi fra le due fazioni. Erano gli anni 30, il boom economico non era ancora scoppiato così come la cultura della trasferta non era diventata una abitudine. Pur di vedere una partita quindi si ritrovavano ogni giornata a supportare la squadra che giocava in casa sotto una unica bandiera. Il rapporto era eccellente anche fra le società con lo United che è stato ospitato a Maine Road dopo che un bombardamento nazista aveva reso inagibile Old Trafford. Ulteriore momento di vicinanza è il disastro aereo di Monaco di Baviera del 6 febbraio 1958 quando persero la vita otto giocatori dei Red Devils. Un dramma che ha portato molti supporter del City ad avvicinarsi ai colori opposti per solidarietà.
Bisogna attendere gli anni 70 per veder nascere la tensione fra le due squadre. Fatti di campo accendono la scintilla che dura fino ad oggi. Partì tutto da George Best che entrò malissimo su Glyn Pardoe costringendolo a uscire dal campo con una gamba rotta. Ma quando si parla di interventi killer non poteva mancare di iscriversi al concorso il pacato Roy Keane nel 2001.
Facciamo un passo indietro però: è la stagione 1997/98 e si affrontano lo United con il Leeds a Ellan Road. L’irlandese Kean riporta la rottura del legamento dopo un contrasto con Alf-Inge Haaland (papà di Erling, coincidenze?) che dopo averlo colpito inveisce contro di lui e lo accusa addirittura di simulazione.
Keane se la lega al dito e aspetterà tre lunghi anni per consumare la sua vendetta. E’ l’aprile del 2001, all’Old Trafford si gioca il derby di Manchester e Alf-Inge Haaland nel frattempo è passato al City. Nel secondo tempo il centrocampista dei Reds si lancia in un intervento folle sul ginocchio del norvegese. Crociato restituito. “Avevo aspettato abbastanza. L’ho colpito dannatamente forte. La palla era là (credo). Beccati questo stronzo. E non provare mai più a ghignarmi in faccia che sto simulando un infortunio“, si legge mnella sua biografia. Siamo in piena era Ferguson con i Red Devils che dominano la scena internazionale. L’addio dello scozzese nel 2013 coincide con l’ultimo scudetto ma la strada era ormai tracciata. Al City era intanto era sbarcato lo sceicco Mansur bin Zayed Al Nahyān di Abu Dhabi per una sorta di avvicendamento simbolico fra le due squadre. Un passaggio di testimone che ha ribaltato le gerarchie ma non le ambizioni: Manchester vuole essere il polo nevralgico del calcio inglese e mondiale.
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