Terzo comandamento: “Ricordati di santificare le feste”. Così, mentre nella domenica di Pasqua si gioca la Liga spagnola, la Ligue 1 francese, la Bundes tedesca; si gioca ovviamente in Inghilterra dove la Premier non conosce altra festività che non sia il Natale, in Italia il calcio si ferma.
Ma non è sempre stato così, anzi lo è solo dal 1979, cioè da quando le ragioni dello Stato Vaticano e della Santa Sede hanno consigliato alla Lega un più rispettoso stop del campionato nel giorno della Resurrezione di Cristo.
L’ultimo turno completo di Serie A disputato nella domenica di Pasqua resta quindi quello del 26 marzo del 1978 quando la Juventus del Trap (che avrebbe poi conquistato lo scudetto) è stoppata sul 2-2 a Marassi dal Genoa di Gigi Simoni; quando il Milan di Liedholm vince 2-0 sul Pescara di Cadè; quando l’Inter di Bersellini passa di misura a Bergamo e il Lanerossi Vicenza di Fabbri impone l’1-1 alla Roma di Giagnoni all’Olimpico.
In questi ultimi 46 anni di rigoroso digiuno pasquale, solo due volte la Chiesa ha dovuto cedere eccezionalmente il passo al dio pagano del pallone.
La prima volta accade l’11 aprile del 2004 e il sacrilegio si consuma con la sfida Perugia-Inter terminata 2-3. In realtà la gara era programmata per sabato 10, ma l’impegno nei quarti di finali di Coppa Uefa dei nerazzurri contro l’Olympique Marsiglia (andata giovedì 8 aprile al Velodrome e ritorno mercoledì 14 al Meazza, match entrambi persi dall’Inter di Zaccheroni) avevano imposto lo slittamento al giorno successivo, appunto la domenica di Pasqua.
La decisione non era certo piaciuta al Cupolone e a chiarire il concetto era stato il vescovo di Perugia, monsignor Giuseppe Chiaretti, attraverso uno storico comunicato affidato all’Ansa: “Il Dio pallone ha il sopravvento su qualsiasi festa religiosa e non è possibile santificare la Pasqua assieme alla propria famiglia”. Non solo. La diretta della gara del Curi venne addirittura cancellata dal palinsesto dell’emittente Umbria radio di proprietà dell’arcidiocesi.
La Serie A ricade nel peccato domenica 12 aprile del 2009. A incontrarsi la Reggina di Orlandi e l’Udinese di Pasquale Marino reduce dalla sconfitta in casa del Werder Brema nell’andata dei quarti di Coppa Uefa.
Nell’occasione a esporsi fu nientemeno che monsignor Giorgio Constantino, portavoce dei dei vescovi italiani: “Giocare a Pasqua distrae la gente da quelli che sono i doveri del buon cristiano. Non è giusto che il giorno di Pasqua si giochi una partita mentre il mondo cristiano ricorda in modo particolare la resurrezione di Cristo”.
A rendere più imbarazzante la situazione contribuisce anche il clima al Granillo, niente di più distante dall’atmosfera di armonia, pace e serenità che dovrebbe pervadere la Santa Pasqua.
Per la cronaca il match terminò 2-0 per l’Udinese (doppietta di Floro Flores nel finale), contò due espulsi (Lanzaro e Barillà) e due rigori sbagliati (il primo da Domizzi, l’altro da Brienza). A completare il pomeriggio la contestazione e i tafferugli dei tifosi calabresi sedati a fatica dalle Forze dell’Ordine. (Francesca Turco)
Leave a comment