di Andrea Iustulin – Proseguiamo il nostro viaggio nelle partite più straordinarie del mondo con due club che per primi hanno festeggiato il nuovo anno.
Siamo in Australia, terra di canguri e di quokka dove non puoi non tornare a casa con in testa l’Akubra e ai piedi un paio di Ugg realizzati con la pelle di pecora. Proprio in questo territorio enorme e selvaggio si affrontano il Sydney FC e il Melbourne Victory FC nel derby conosciuto come ‘The Big Blue’. Un colore che hanno in comune entrambe le squadre ma dietro il nome si cela un arcano legato alla lingua locale.
Nell’inglese australiano, infatti, il termine ‘Blue’ significa anche rissa o accesa discussione. Basta questo, quindi, per spiegare la rivalità fra queste due città distanti poco meno di mille chilometri.
Due metropoli che ospitano il 40% dell’intera popolazione dell’Australia in perenne competizione tanto da convincere il governo locale a costruire una città da zero e nominarla Capitale dello stato.
Ecco nel 1908 la decisione di erigere Canberra che divenne operativa dal 9 maggio 1927 e distante esattamente circa 300 km a sud-ovest di Sydney e 650 km a nord-est di Melbourne.
Il terreno fertile per una rivalità anche sportiva era quindi nel dna delle due città. Gli abitanti di Sydney adottarono per primi il rugby mentre i melburniani inventarono il football australiano. Accesi anche gli incontri di netball e di basket.
Il calcio è questione recente, entrambe infatti sono nate nel 2004 dopo la riforma dei campionati che portò alla creazione dell’A-League.
Il Sidney FC è il club con il palmares più ricco d’Australia grazie ai cinque campionati vinti, storico quello del 2009/2010 battendo in finale ai calci di rigore proprio i grandi antagonisti. Ai successi sul campo ha accostato un richiamo per alcuni nomi di spicco del panorama calcistico mondiale che hanno scelto l’Australia per gli anni finali delle loro carriere come Alessandro Del Piero, Dwight Yorke, Kazuyoshi Miura e Benito Carbone a cui si aggiunge il campione del mondo con la Germania Pierre Littbarski come allenatore.
Fino al 2018 il Sydney Football Stadium ora il palcoscenico della squadra quando poi si è trasferita al nuovo Leichhardt Oval di Sydney, stadio della capacità di circa 42.500 spettatori. Il gruppo più numeroso dei tifosi del Sydney FC è detto The Cove e risiede nella Curva Nord dell’impianto. Anche qua torna di moda il doppio significato del nome del gruppo: da un lato indica la tifoseria come una baia nello stadio, dall’altro si riferisce all’antico nome di Sydney, che fu fondata nel 1788 con il nome di Sydney Cove, appunto la baia di Sydney.
Il Melbourne Victory FC segue a quattro scudetti e sogna il sorpasso nel giro di pochi anni. Inizialmente disputava le partite interne all’Olympic Park, impianto realizzato dall’architetto italo-australiano Steven Senetti per le Olimpiadi del 1956. Il successo del Melbourne Victory durante la stagione 2006-2007 portò talmente tante richieste che i 20mila posti a sedere non erano sufficienti e la proprietà si trasferì all’Etihad Stadium che aveva una capienza di 55.000 spettatori.
Durò poco l’avventura però vista la forma ovale del campo che ben si sposava al football australiano e poco al calcio con il governo regionale che costruì il Melbourne Rectangular Stadium con 31.000 posti a sedere. E’ il club con il maggiore seguito di tifosi dell’intera nazione e allo stesso tempo i più complicati da dover gestire a causa della loro esuberanza che tante volte è sfociata in atti di violenza.
Un movimento in crescita con tutte le sue sfumature nonostante il rugby e il football locale sembrano ancora irraggiungibili. Resta da capire quanto il paese sia disposto ad aprirsi definitivamente ad una disciplina sportiva che è ormai diventata un melting pot che mal si sposa con una terra piena di contraddizioni come l’Australia. Il calcio ha dimostrato di saper essere un passepartout per superare problemi politici e sociali e il mondiale femminile ospitato la scorsa estate sembra aver fatto breccia nel cuore della gente.
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