di Francesca Turco – “Quando parli di Charlton, uno dei primi nomi che chiunque menziona è Sam Bartram”, disse Alan Curbishley, ex allenatore-giocatore della squadra londinese ora in terza divisione.
Ma chi era Samuel Bartram, nato nel distretto di South Tyneside a Jarrow il 22 gennaio 1914, da padre britannico e madre scozzese?
Sam è uno dei protagonisti del calcio inglese tra gli anni 30 e 40 e una leggenda del Charlton Athletic Football Club. Lavora in miniera e intanto gioca centravanti nel Boldon Villa.
Quando ha vent’anni ecco la svolta: nel corso di una finale di coppa nel ‘34, l’unico portiere del Boldon si infortuna, l’allenatore si gira verso la panchina e, vista la stazza, chiede a Sam di improvvisarsi tra i pali. L’intuizione è geniale, Sam fa un figurone e un osservatore del Charlton presente in tribuna gli propone un provino e poi lo tessera per il settore giovanile del club. Difenderà la porta del Charlton per 22 anni, fino alla fine di una carriera lunghissima chiusa nel 56 diventando il miglior portiere della storia degli Addicks. Dai sei gol incassati nella gara di esordio alla scalata dalla terza divisione al secondo posto della massima serie.
Nonostante le 579 presenze e un FA Cup vinta nel ‘47 in finale contro il Burnley, Sam Bartram entra negli annali del calcio britannico soprattutto per la famosa storia di Natale.
È il 25 dicembre 1937, Chelsea e Charlton si sfidano allo Stamford Bridge nel classico Boxing Day, che allora si giocava anche in coincidenza del giorno della Natività.
Come spesso accade da quelle parti, una fastidiosa nebbia avvolge lo stadio e scende sempre più fitta finché, al 55 minuto, l’arbitro è costretto a sospendere l’incontro quando il risultato è di 1-1. Le due squadre rientrano negli spogliatoi, i tifosi lasciano gli spalti mentre Sam resta al suo posto ignaro della decisione. Non si accorge di nulla e nessuno pensa ad avvisarlo. Lo scoprirà un poliziotto dopo mezz’ora, ancora lì tra i pali, con lo stadio ormai deserto.
Nella sua biografia la racconta così: “Il Charlton di quell’epoca era una grande squadra, che proponeva un gioco particolarmente offensivo. Mi capitava spesso di non toccare palla per lunghi tratti nell’arco di una partita. Così, quel giorno, credevo che i nostri attaccanti avessero preso d’assalto la porta del Chelsea, contro cui avremmo dovuto vincere a tutti i costi, non certo che se ne fossero andati dal campo, insieme ai nostri avversari. Me ne stavo semplicemente lì, nella nebbia, aspettando di esultare per un nostro gol e, se non fosse stato per quel poliziotto, chissà quando mi sarei accorto dell’accaduto”.
Guadagna ancora gli onori della cronaca nel campionato successivo per un altro singolare episodio. Il giorno del suo matrimonio finisce per coincidere con quello della gara interna del Charlton contro il Middlesbrough. È un sabato di settembre, Sam non può mancare: abbandona la cerimonia, corre allo stadio, indossa divisa e guanti, aiuta i compagni a portare a casa la vittoria per 1-0 e, una volta concluso il match, torna al ricevimento giusto in tempo per l’inizio della cena di nozze.
“Bertram ha impedito più di una volta l’unione tra la palla e la rete nel sacro vincolo del matrimonio”, scrive in uno slancio di fantasia il Daily Mail il giorno dopo.
Sam, ormai divenuto giornalista sportivo, muore per un malore nel 1981 a 67 anni, mentre torna a casa dalla redazione.
Il Charlton Athletic Football Club, in occasione del centenario del club nel 2005, gli dedicherà una statua in bronzo, alta quasi tre metri, all’ingresso dell’impianto The Valley, lo stadio che ne ha ospitato le gesta per l’intera carriera.
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