di Andrea Iustulin – I derby sono quei momenti dell’anno dove si ferma una città intera perché in novanta minuti si determina la supremazia calcistica. Sono semplici rivalità di tifo ma ogni tanto celano anche rivendicazioni sociali o addirittura politiche.
Siamo a Södertälje, circa 30 chilometri da Stoccolma, teatro di una delle partite di calcio più assurde d’Europa.
Località della Svezia definita tätort, italianizzata con un generico “area urbana”, di forte matrice industriale che vede la sede della Scania, noto produttore di veicoli industriali, e la culla di AstraZeneca, multinazionale biofarmaceutica conosciuta per il vaccino contro il Covid 19.
Quello che sembra un contesto tipicamente nordeuropeo si trasforma in un confronto calcistico dal sapore mediorientale che mette di fronte l’Assyriska e il Syrianska, espressione rispettivamente del popolo assiro e del ceppo arameo-siriaco.
Due squadre nate dai primi flussi migratori della fine degli anni 60 che hanno reso, oggi, la Svezia il paese europeo con il più alto numero di rifugiati ogni mille abitanti con un rapporto 23 a 1000. La cittadina di Södertälje è diventata emblema di tutto questo con una popolazione a oggi in gran parte figlia del Tigri e dell’Eufrate.
Bisogna quindi tornare al 1971. Il panorama calcistico vedeva la supremazia mondiale del Brasile che aveva vinto in Messico la terza Coppa del Mondo Jules Rimet della sua storia, ultima edizione con quel nome visto che dal 1974 diventerà semplicemente Coppa del Mondo FIFA. Il 2 giugno 1971 invece a Londra arrivò il primo storico trionfo in Champions League dell’Ajax di Johan Cruijff che si apprestava a rivoluzionare il calcio con Rinus Michels in panchina.
Torniamo a Södertälje dove alcuni immigrati assiri provenienti dalla Turchia fondarono la polisportiva Assyriska con la sezione calcistica sbarcata tre anni più tardi. Un’enclave che vantava la loro discendenza dagli antichi Assiri che dominarono a lungo la cultura mesopotamica in epoca precristiana. Maglia completamente bianca e seconda divisa rossa. La generalizzazione ad assiri però non piaceva a una parte dei migranti che rivendicavano una loro identità siro-ortodossa legata al popolo arameo. Una etnia nomade semitica stanziata nelle regioni limitrofe di Turchia, Siria, Iran, Iraq, Giordania e Libano.
Questa distinzione portò quindi alla creazione di un nuovo club nel 1977 chiamato inizialmente Suryoyo SK e ribattezzato Syrianska SK nel 1986. La prima maglia è a strisce verticali gialle e rosse mentre la seconda divisa è completamente bianca con il sole alato come simbolo.
Due popoli con una anima diversa ma un territorio natale e di adozione in comune trovano in un campo di calcio il palcoscenico dove poter civilmente duellare. Il teatro della contesa è il Södertälje Fotbollsarena, lo stadio cittadino di erba sintetica e 5.785 posti dei quali 3.460 a sedere e i restanti in piedi nelle tribune lungo gli altri lati del campo. In casi eccezionali può essere ampliato fino a 9500 posti grazie a tribune removibili.
L’Assyriska è il club con maggiore blasone, una identità talmente tanto forte che fino agli anni 90 vedeva in campo esclusivamente calciatori di origine assira, usanza poi eliminata dalla proprietà per mantenere la competitività in campionato. Nel 1992 raggiunse la Superettan, la seconda serie svedese, e nel 2003 arrivò a disputare la finale della Svenska Cupen uscendo sconfitto contro l’Elfsborg.
Sono stati anni di gloria con il raggiungimento per l’unica volta nella storia nel 2005 l’Allsvenskan, la Serie A scandinava. Una sola stagione grazie a un ripescaggio ai danni dell’Örebro SK, escluso dal campionato per problemi economici: l’ultimo posto in classifica ha però comportato una retrocessione immediata in Superettan.
La parabola dei rivali giallorossi segue invece la carriera di Özcan Melkemichel. Giocatore simbolo negli 90 quando trascinò la squadra fino alla Division 2. Appesi gli scarpini al chiodo ha rivestito la carica di Direttore Sportivo e Presidente prima di prendere le redini tecniche della formazione portandola finalmente nella Serie A svedese nel 2011. Un parrucchiere prestato al calcio diventato simbolo della tifoseria del Syrianska, per giunta senza patentino per l’Allsvenskan con la società costretta ad affiancargli un collaboratore che risultava ufficialmente come allenatore. Tre stagioni nella massima serie per poi scendere nuovamente fino in quarta lega.
Oggi entrambe le squadre hanno concluso la Division 2 Södra Svealand (l’equivalente della Serie D) con una vittoria a testa nei derby rimandando a data da destinarsi il prossimo appuntamento. Infatti, l’Assyriska ha dominato il campionato raggiungendo la promozione in Ettan mentre il Syrianska ha vissuto una stagione anonima chiusa a metà classifica.
Fortune diverse sul campo ma l’amore dei due popoli è vissuto in egual misura, due squadre che rappresentano due culture e vissute come delle nazionali in esilio tanto da richiamare gli assiri e gli arameo-siriaci di tutto il mondo per assistere almeno una volta a una partita della loro rappresentativa.
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