Accadde oggi – 4 dicembre 2011: muore Socrates, il campione rivoluzionario

di Sandro Di Loreto – Il 4 dicembre del 2011 moriva a San Paolo Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Viera de Oliveira. Per tutti Socrates, il Dottore.
Nel giorno in cui ricorre la scomparsa vorrei raccontare non di un gol o di un colpo di tacco, ma di quello che lo ha visto protagonista di un sussulto, di un grido, di un vento di libertà. Socrates e la “Democracia Corinthiana”, un binomio che ha fatto la storia del calcio brasiliano e non solo. Chi pensa che la “Democracia Corinthiana” sia stata soltanto una straordinaria storia di calcio commette un grande errore.

Siamo agli inizi degli anni ´80 ed il Brasile non è un paese democratico. Dal 1964 vive in un regime dittatoriale militare, dopo il colpo di stato che destituì il presidente democraticamente eletto João Gulart e collocò il maresciallo Humberto De Alencar Castelo Branco alla guida del Paese.
La società brasiliana è in fermento, si sente soffocata, ed è sempre più forte la necessità di potersi esprimere liberamente. Sotto questa spinta il Presidente in carica João Baptista de Oliveira Figueredo allenta un poco la morsa del regime e in queste timide aperture il pensiero democratico comincia a fare breccia.

Nel Corinthians dopo nove anni di presidenza di Vicente Matheus, chi assume il comando è Waldemar Pires che sceglie un sociologo come vice presidente, Adilson Monteiro Alves, aperto al dialogo e convinto che la libera espressione e condivisione delle idee siano le fondamenta indispensabili per la crescita del paese in generale e del club in particolare. Le idee di Alves trovano terreno fertile in un gruppo di calciatori ricco di personalità forti come Casagrande, Wladimir, Biro-Biro, Zé Maria, Zenon e principalmente di Socrates.
Il principio fondante della “Democracia Corinthiana” era che tutte le decisioni del club dovessero essere espressione di una votazione democratica tra dirigenti, squadra e equipe tecnica, ognuno con diritto a un voto.
Al di la dei risultati sportivi (vittoria del campionato Paulista nel 1982 e nel 1983 e semifinale del Campionato) e finanziari (fu azzerata la situazione debitoria del club) il movimento influenzò la società dell’epoca in modo importante. Attraverso le strategie di marketing e comunicazione dello specialista Washington Olivetto la “Democracia Corinthiana” divenne un movimento sociale di ribellione fortissimo. Sotto la maglietta ufficiale i giocatori indossavano magliette con slogan di protesta come “Voglio votare per eleggere il Presidente”, “basta con la Destra”.

Con la sua personalità e il suo carisma, ma soprattutto con la sua intelligenza, Socrates fece del calcio e della “Democracia Corinthiana” il cammino per difendere il valore che più aveva a cuore: la libertà.
Rispondendo alle domande di un giornalista disse “Ho scoperto che giocando a calcio posso essere intermediario delle aspirazioni e delle angustie di tante persone che si identificano con me e mi vedono come un guerriero per la propria lotta. Non serve a nulla essere un idolo e una persona pubblica se non si usa questo per migliorare la società”.

Come spesso accade, le persone dotate di una grande sensibilità ne soffrono la fragilità che ne deriva. Vivono una costante inquietudine, quella “insostenibile leggerezza dell’essere” che le consuma a poco a poco, prematuramente. Socrates ha vissuto i suoi 57 anni, pochi, intensamente ed ha lasciato un segno ben più forte del suo colpo di tacco. Ha vissuto a modo suo, ha ispirato a modo suo, ha giocato a modo suo perché come sempre affermava “Tutti devono avere il diritto di potersi esprimere coerentemente con le proprie idee e la propria natura”.

Nel Brasile di oggi molti passi avanti sono stati fatti in questa direzione, anche per quello che ha fatto Socrates e la “sua” Democracia Corinthiana”.