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Serie A: Napoli-Inter, l’analisi tattica

Stasera al Maradona la sfida tra Mazzarri e Inzaghi

di Gianluca Stanzione – Il posticipo di questa sera valido per la quattordicesima giornata di Serie A riserva il big match tra Napoli e Inter. Da una parte gli azzurri ora guidati da Walter Mazzarri richiamato a sostituire Rudi Garcia sono reduci dalla sconfitta al Bernabeu in Champions League; dall’altra i nerazzurri di Simone Inzaghi, scavalcati venerdì dalla Juventus, che cercano i punti per tornare in vetta alla classifica.

Il momento del Napoli

I campioni d’Italia in carica arrivano alla sfida del Maradona con una fiducia ritrovata. Il cambio di rotta in panchina ha riportato entusiasmo alla squadra e all’ambiente. Il Napoli si presenta al confronto al quarto posto in classifica a nove lunghezze dalla Juventus capolista (con una partita in più), con un Oshimen ritrovato e un Maradona pronto a trascinare la squadra.

Napoli in fase di possesso

Per il momento Mazzarri sembrerebbe non voler stravolgere più di tanto il rodato 4-3-3 degli azzurri, modulo che ha portato allo scudetto Luciano Spalletti e poi all’esonero Rudi Garcia. In Napoli in fase di costruzione parte molto spesso dal basso, con il portiere che cerca sempre uno dei due centrali difensivi. Automaticamente i due terzini del quartetto difensivo prendono campo, alzando molto la loro posizione con l’obiettivo di allargare la linea di pressione avversaria. Il play o vertice basso (Lobotka) del centrocampo azzurro, spesso si abbassa per ricevere il pallone quasi sulla linea dei due centrali difensivi. La manovra partenopea è sempre molto elaborata e coinvolge un gran numero di calciatori. Lo sviluppo del gioco è affidato quasi sempre ai piedi di Lobotka, vero e proprio metronomo del centrocampo azzurro.

Come per le precedenti guide tecniche, anche il Napoli di Mazzarri (complice anche il modulo di schieramento) sceglie di sviluppare le sue azioni sulle corsie esterne, sulle quali la rapidità degli esterni offensivi abbinata alle continue sovrapposizioni dei terzini riescono spesso a fare la differenza. Nella rifinitura del 4-3-3 napoletano incidono tantissimo le due ali offensive (Kvaratskhelia e Politano) e l’intermedio di centrocampo (Zielinski). Tra le qualità principali degli esterni offensivi del Napoli c’è il dribbling e la velocità, di conseguenza possono essere decisivi sia con il pallone tra i piedi che nello spazio.

Durante le partite sono tantissime le situazioni in cui gli azzurri riescono a creare superiorità numerica sulle fasce. Alla conclusione e finalizzazione della manovra partecipano davvero tanti elementi dell’undici di Mazzarri: spesso i due intermedi di centrocampo (Zielinski e Anguissa) e i due terzini (Di Lorenzo e Olivera) accompagnano l’azione andando a riempire l’area di rigore. Ovviamente la principale arma di finalizzazione del Napoli risiede nel tridente offensivo perché le qualità dei due esterni abbinate alla fame di gol di Oshimen risultano spesso letali per le difese avversarie.

Napoli in fase di non possesso

In fase di non possesso il Napoli esordisce con una pressione molto offensiva. Il tridente di attacco azzurro aggredisce subito i difensori avversari in possesso, cercando di indirizzare l’azione sulle corsie esterne o costringendo l’avversario al lancio lungo. In questo senso risulta determinante anche il lavoro dei due intermedi di centrocampo, che, a turno escono in pressione sul centrale difensivo non marcato da Oshimen.

Mediamente la squadra partenopea tende ad essere molto corta non concedendo varchi tra i reparti e aggressiva con ogni suo effettivo. Durante le transizioni negative, in caso di pallone perso, il Napoli cerca subito di riaggredire il portatore di palla avversario piuttosto che ricompattarsi nella sua metà campo. Solitamente, una volta superata linea del centrocampo azzurro, uno dei due centrali difensivi (Rahmani o Natan) rompe la linea ed esce ad aggredire l’avversario, al contempo l’altro centrale resta bloccato in marcatura. In occasione di palle inattive a sfavore il Napoli applica una marcatura a uomo eccetto due calciatori che si posizionano a copertura dei due pali.

Il momento dell’Inter

La squadra di Simone Inzaghi si presenta alla sfida di Napoli forte di undici risultati utili consecutivi di cui sette in campionato e quattro in Champions League. Il successo della Juventus a Monza ha tolto momentaneamente il primato in classifica all’Inter, che per riconquistarlo dovrà espugnare il Maradona. Reduci dall’impegno europeo, i nerazzurri in settimana hanno rimontato tre reti al Benfica aumentando fiducia e consapevolezza nei propri mezzi.

Inter in fase di possesso

I nerazzurri con il possesso a disposizione si dispongono con un’iniziale 3-5-2. La fase di prima costruzione dell’Inter presenta diverse opzioni: ad incidere in maniera particolare sulla costruzione interista è il tipo di pressione applicata dagli avversari. Nel caso di pressione avversaria forte l’Inter dal basso andrà direttamente alla ricerca delle punte, con una costruzione “diretta” saltando di fatto la linea del centrocampo. In questo senso molto spesso Bastoni e Acerbi (dotati di una buona tecnica) alzando il pallone o tramite filtranti riescono spesso ad imbeccare gli attaccanti o i quinti del centrocampo. Nel caso in cui l’Inter dovesse subire semplicemente un pressing di “posizione”, a quel punto la prima costruzione nerazzurra diventerebbe nettamente più “elaborata” che diretta. In sostanza i nerazzurri avendo più libertà di iniziativa e maggiori spazi andrebbero a costruire l’azione coinvolgendo un maggior numero di calciatori.

Il portiere cerca sempre il centrale difensivo (Acerbi o De Vrij), contemporaneamente i due braccetti della linea a tre si allargano offrendosi come soluzione per lo sviluppo della manovra. I quinti del centrocampo si alzano moltissimo e restano larghi sulle corsie esterne. Il vertice basso (Chalanoglu) del quintetto di centrocampo si abbassa quasi sulla linea della difesa per ricevere la sfera e i due terminali offensivi si alternano con movimenti in profondità e a venire incontro.

La fase di sviluppo della manovra interista è affidata quasi esclusivamente al play del centrocampo: Chalanoglu risulta determinante nell’economia del gioco interista in quanto riesce a incidere in fase di costruzione, in fase offensiva e in fase difensiva. Partecipano allo sviluppo della manovra nerazzurra anche i braccetti della linea difensiva, che, spesso si spingono palla al piede fino alla linea del centrocampo. Essendo il miglior attacco del torneo, i nerazzurri presentano moltissime soluzioni offensive. Nel momento della rifinitura della manovra i due intermedi (Barella e Mkitharyan) del centrocampo sono sempre molto coinvolti e presenti. Anche i quinti (Dimarco e Dumfries) del centrocampo danno sempre un apporto importante alla rifinitura, riuscendo a partecipare quasi sempre alle azioni offensive della squadra.

Per quanto riguarda la capitalizzazione e finalizzazione della manovra interista sono davvero tanti gli interpreti coinvolti: con il pallone in zona laterale offensiva del campo, il quinto opposto, i due intermedi del centrocampo e le due punte vanno a riempire l’area di rigore. Altra soluzione importante per l’Inter sono le conclusioni da fuori, poiché la squadra è dotata di calciatori dall’elevato tasso tecnico. Ovviamente, essendo l’Inter una delle squadre più strutturate e fisiche del campionato, riesce spesso ad essere pericoloso sulle palle inattive. In questi frangenti la squadra di Simone Inzaghi porta sempre a saltare almeno sei calciatori.

Inter in fase di non possesso

In fase difensiva i quinti del centrocampo nerazzurro retrocedono sulla linea difensiva, formando una catena di cinque difensori, disponendosi con un 5-3-2. Con il possesso agli avversari la squadra cerca di essere il più corta possibile, con l’obiettivo di non concedere spazi tra i reparti. I due terminali offensivi nerazzurri portano un pressing non molto aggressivo, con l’obiettivo di oscurare le linee di passaggio centrali e di orientare l’azione avversaria verso l’esterno del campo. Il terzetto di centrocampo dell’Inter si dispone in maniera piatta, quasi in linea. La linea difensiva tende a stare molto alta, i due braccetti (Acerbi e Darmian) spesso rompono la loro linea difensiva andando a prendere l’avversario molto alti.

Durante le transizioni negative, i ragazzi di Inzaghi si compattano rapidamente e recuperano le posizioni. In occasione di calci di punizione o calci d’angolo a sfavore l’Inter utilizza una marcatura mista con cinque uomini a marcare l’uomo e altri due a proteggere la zona.

La sfida

Al momento la corsa al titolo sembra essere un affare per due, ma allo stesso tempo considerare il Napoli già fuori dai giochi potrebbe essere prematuro. Una vittoria rilancerebbe a tutti gli effetti gli azzurri nella corsa al titolo e darebbe continuità di risultati ad una squadra che ne ha disperato bisogno. L’altra faccia della medaglia dice che l’Inter è imbattuta da due mesi e che farà di tutto per riprendersi la testa della classifica. Al Maradona i presupposti per assistere a una grande sfida ci sono tutti, adesso non resta che aspettare il verdetto del campo.

Le probabili formazioni

Napoli (4-3-3) Meret, Di Lorenzo, Rahmani, Natan, Juan Jesus, Zambo Anguissa, Lobotka, Zielinski, Kvaratskhelia, Politano, Oshimen. (all. Walter Mazzarri)

INTER (3-5-2) Sommer, Darmian, De Vrij, Acerbi, Dumfries, Barella, Chalanoglu, Mkitharyan, Dimarco, Thuram, Lautaro Martinez. (All. Simone Inzaghi)

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