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Accadde oggi – 25 novembre 1981: nasce la stella di Xabi Alonso 

La storia di Alonso, una carriera da predestinato

di Marcello Baldi – “La sua posizione in campo e la sua conoscenza del gioco sono eccellenti. Ha giocato in Spagna, Inghilterra e Germania. E’ stato allenato da Guardiola al Bayern, da me e Ancelotti al Real Madrid, da Benitez al Liverpool. Considerando la sua carriera, penso che Xabi Alonso abbia le qualità per essere un ottimo allenatore“.
Così, nel 2019, Josè Mourinho parlava in un’intervista di Xabi Alonso, quando l’attuale tecnico del Bayer Leverkusen era ancora allenatore della Selezione Infantil A (under 14) del Real Madrid.
Il 25 novembre 1981, esattamente 42 anni fa a Tolosa nei Paesi Baschi, 28 chilometri da San Sebastián, nasce Xabier “Xabi” Alonso Olano.
Con un padre come “Periko” Alonso, campione di Spagna per due anni di fila con la Real Sociedad tra il 1980 e il 1982, si può dire che il calcio fosse già nel destino del giovane Xabi. Un destino che oggi lo porta a giocarsi la Bundesliga con il suo Bayer Leverkusen e che nel corso della sua carriera da calciatore professionista gli ha permesso di alzare al cielo 15 titoli con club di 3 paesi differenti oltre a 2 Europei e un Mondiale con la Spagna.
Probabilmente Xabi non avrebbe mai pensato, fino a qualche anno fa, che nel giorno dei suoi 42 anni si sarebbe ritrovato al Weserstadion di Brema per tentare il controsorpasso in classifica sul Bayern di Monaco campione di Germania, del capocannoniere Harry Kane autore di 18 gol. Ancor più se gli avessero detto che lo avrebbe fatto da imbattuto, con 10 vittorie e un pareggio ottenuto proprio contro i bavaresi.
Uno score che fa notizia perché in Germania il campionato è dominato da una sola squadra, con qualche sporadico tentativo del Borussia Dortmund negli ultimi anni, ma non certo per quanto riguarda il profilo del tecnico Xabi, già promesso ai grandi club d’Europa. Negli ultimi mesi, il suo nome è stato già fortemente accostato a due dei suoi ex-club: il Real Madrid, dove ha già allenato i giovanissimi U14 della cantera, e proprio il Bayern, dove ha chiuso la carriera.
Prima però c’è un campionato da giocare fino in fondo, quello che il Bayer Leverkusen dal 1907 (anno in cui il club, nato 3 anni prima, diede vita alla sezione calcistica) non ha mai vinto.

Gli inizi

Quando Xabi Alonso nasce, suo padre Miguel Angel, noto anche come Periko, militava nelle file della Real Sociedad. San Sebastián, come detto, si trova a meno di 30 chilometri da Tolosa. Nel 1982 per papà Miguel arriva la chiamata del Barcellona. Xabi ha solo un anno: i suoi primi calci al pallone inizia quindi a darli in terra catalana, lontano dal suo luogo di nascita. Si vede fin da subito che, rispetto ai suoi coetanei, il “niño” di casa Alonso ha qualcosa in più. Dopo 4 trofei collezionati in blaugrana e un’esperienza dall’85 all’88 nel Sabadell, in provincia di Barcellona, la famiglia torna a Tolosa: papà Miguel diventa l’allenatore della squadra locale. Per Xabi Alonso e suo fratello Mikel inizia invece una nuova avventura nella cantera della Real Sociedad. Nei Paesi Baschi una regola non scritta vuole che “se sei forte a giocare a pallone, sei destinato ai colori biancoblu del club di San Sebastián”. Ancor più se tuo padre è stato un giocatore simbolo della vittoria degli unici due titolo nazionali del club.
Xabi esordisce con la prima squadra all’età di 19 anni, in un match di Coppa del Re contro il Logroñes nella stagione 1999-00. Le qualità non mancano, l’esperienza ovviamente sì: Xabi va 6 mesi in prestito all’Eibar l’anno successivo per poi far ritorno a gennaio. Da quel momento l’ascesa del centrocampista nei ranghi del club è rapidissima: l’anno dopo diventa titolare inamovibile e nel 2002-03 la Real Sociedad arriva seconda nella Liga, andando vicinissima alla vittoria del titolo, vinto dal Real Madrid con solo 2 punti di vantaggio. Arriva anche la prima chiamata della Nazionale spagnola del CT Iñaki Saez.

Il Liverpool di Benitez

Ad agosto del 2004, il Liverpool di Rafa Benitez, suo connazionale e grandissimo estimatore, sborsa quasi 17 milioni per portarlo ad Anfield Road.
Per Xabi, 23 anni ancora da compiere, arriva il momento di lasciare la Spagna per la prima volta. I viaggi ed i cambi di casa avevano contraddistinto la sua giovane età, questa volta però bisogna volare oltre il mare.
La presenza di Rafa Benitez in una città come quella di Liverpool, oltre che il clima piovoso molto simile a San Sebastián, favorisce l’ambientamento del giocatore, che vince subito i suoi primi titoli: la Fa Cup e la Champions League, in cui è decisivo nella rocambolesca finale di Istanbul contro il Milan, dove segna un calcio di rigore su ribattuta dopo che Dida era riuscito a neutralizzare la prima conclusione. Tuttavia non riesce ad alzare al cielo il campionato nazionale, così come era accaduto con la maglia della Real Sociedad. Ci vorrà un altro Real prima che ciò accada. Nella sua parentesi inglese colleziona le prime presenze ai Mondiali (Germania 2006) ed Europei (Austria-Svizzera 2008) dove si laurea campione con la maglia della Roja.

Il ritorno in Spagna e il Real di Mourinho

Come raccontavamo, arriva la chiamata di un altro “Real”. Il Real per eccellenza, quello della capitale iberica.
Xabi Alonso torna in Spagna nel 2009, ingaggiato dal Madrid di Florentino Perez, con Manuel Pellegrini inizialmente alla guida tecnica. Più tardi verrà sostituito da Josè Mourinho, con il quale si instaurerà fin da subito un rapporto di grande stima reciproca.

Iconico uno dei momenti con Mou sulla panchina dei Blancos in Champions. Durante la quinta gara dei gironi contro l’Ajax, ordina a Xabi e Sergio Ramos già ammoniti e per questo entrati in diffida, di cercare volutamente l’espulsione. Questo per scontare la squalifica nel turno successivo contro l’Auxerre, gara ininfluente ai fini del passaggio del turno, ed evitare il rischio di dover saltare l’andata degli ottavi.

Come centrocampista, Alonso ha raggiunto ormai la sua maturità calcistica: segna molto meno rispetto a Liverpool, seguendo alla lettera i compiti più difensivi di Mourinho, ma in questo modo ha la possibilità di coprire un ruolo tattico fondamentale per il proprio “background” da allenatore. Non è un caso che gli ex centrocampisti siano tra i più portati a diventare grandi tecnici.
In campo, Xabi con i piedi lancia i compagni, d’esterno, con precisione balistica, cuce il gioco intorno a sé con grande naturalezza. Intercetta, all’occorrenza dribbla con eleganza per poi fa ripartire l’azione ed osserva. Osserva attentamente lo sviluppo del gioco. Nella sua ultima stagione a Madrid viene allenato anche da Carlo Ancelotti, che ritroverà anni più tardi nella sua ultima esperienza da calciatore professionista.

Xabi diventa una pedina centrale anche nella Spagna più vincente della storia nelle competizioni internazionali. Dopo l’Europeo del 2008 arriva il Mondiale sudafricano del 2010, deciso in finale contro l’Olanda da una rete di Iniesta, e il secondo Europeo nel 2012, disputato in Ucraina e Polonia e vinto contro l’Italia.

Il Bayern Monaco e il ritiro

Dopo 236 presenze con la “Camiseta Blanca”, una Liga, 2 Coppe del Re, una Supercoppa, una Champions e una Supercoppa Uefa, Xabi lascia di nuovo la Spagna. Al suo già vasto numero di lingue parlate (oltre all’inglese e allo spagnolo castigliano, conosce basco e catalano) sta per aggiungersi il tedesco. La direzione è Monaco di Baviera, dove ad attenderlo c’è il Bayern allenato da Pep Guardiola, un altro maestro di calcio.
A Monaco Xabi continua a giocare con regolarità. Sono 117 presenze in 3 stagioni, condite da 9 gol, tre in più dell’esperienza al Real ma meno rispetto a quelle con Real Sociedad, 10 e Liverpool, 19.
Il suo terzo anno di Bayern coincide nuovamente con l’arrivo in panchina e di Ancelotti. L’ex tecnico di Milan e Real Madrid è un altro da cui apprendere molto perché Xabi sa già quale sarà il proprio futuro una volta appesi gli scarpini al chiodo. Lui sarà un allenatore di calcio.
A Monaco vince 3 volte su 3 il campionato, oltre che una Coppa e una Supercoppa di Germania. Il 9 marzo 2017 annuncia il ritiro dal calcio giocato.

La carriera da allenatore

Il 1º giugno 2018 prende la qualifica di allenatore UEFA. Insieme a lui tantissimi ex-compagni e giocatori che hanno fatto la storia del calcio iberico: Raúl, Xavi, Capdevila, Valdés.
Esattamente tre mesi dopo, ottiene il suo primo ruolo da allenatore, diventando responsabile dell’Infantil Adel Real Madrid. Ad un anno esatto dalla qualifica, il 1º giugno dell’anno successivo, diventa allenatore della Real Sociedad B, tornando nuovamente a casa a San Sebastián. Dopo aver messo in bacheca una Segunda División.

La sua prima vera esperienza da allenatore comincia circa un anno fa. Il 5 ottobre 2022 viene ingaggiato dal Bayer Leverkusen, penultimo in Bundesliga dopo 8 partite.

Da una posizione di classifica critica, riesce a conquistare il sesto posto in campionato e giocarsi fino in fondo l’Europa League, uscendo contro la Roma del suo vecchio allenatore Josè Mourinho. Oggi, a poco più di un anno dal suo approdo sulla panchina delle Aspirine, anche grazie a una campagna acquisti importante, è primo, anche se oggi dovrà battere il Werder Brema per riprendersi la prima posizione, momentaneamente conquistata dal Bayern.
Insidiare i bavaresi di Tuchel fa già notizia ma, come detto, il tutto diventa relativo se si pensa al futuro a cui Xabi Alonso sembra destinato. Potrebbe diventare allenatore del Bayern con il compito di vincere la Bundesliga provandola a “scucire” al Leverkusen, o magari diventare l’erede di Carlo Ancelotti sulla panchina del Real.

Quel che è certo è che il futuro da allenatore di Xabi Alonso è legato a quello dei top club d’Europa. Per poi magari, un giorno, tornare di nuovo a San Sebastián.

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