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Accadde oggi – 9 novembre 1997, scompare Helenio Herrera

Le mille facce del Mago nel ritratto di Roberto Bernabai

di Roberto Bernabai – Genio, cialtrone, buffone e filosofo, padre affettuoso e sciupafemmine impenitente. Tutto e il contrario di tutto, questo era Helenio Herrera: il “Mago” per antonomasia.

La storia della sua vita è segnata da un’infinità di passaggi che si confondono tra leggenda e realtà e sembra uscita dalla più ispirata delle penne di un autore di romanzi d’avventura.

A 26 anni dalla sua scomparsa Helenio Herrera rimane ancora oggi il personaggio che più di ogni altro ha diviso in maniera così netta estimatori e detrattori. Il “Mago” non concedeva vie di mezzo, o lo amavi o lo odiavi. Autoreferenziale all’eccesso, vanitoso fino al punto di calarsi gli anni, le sue origini sono ancora avvolte dal dubbio.

Le cronache ufficiali datano la sua nascita il 10 aprile del 1910 a Buenos Aires. La sua, com’è spesso ricorrente nelle vite di chi in quegli anni riesce a sovvertire il proprio destino, è una povera famiglia di origini spagnole. Il papà Paco è un falegname con scarsi mezzi e nessuna prospettiva. La situazione è difficile, ai margini della miseria e l’unica soluzione è quella di intraprendere un lungo viaggio della speranza verso il Marocco, all’epoca protettorato spagnolo. L’infanzia difficile con il trauma di un salvataggio drammatico e dietro compenso della madre nel porto di Rabat, gli stenti che continuano ad assillare la famiglia Herrera costretta a vivere in una specie di palafitta, tutto determina e fortifica il carattere del giovane Helenio.

Il calcio gli viene comunque in soccorso anche se le sue qualità non sono eccelse. Inizia una carriera da calciatore nel Racing Casablanca che non gli darà grandi soddisfazioni. Decide allora di trasferirsi in Francia dove però deve dedicarsi anche alla vendita porta a porta per integrare gli scarsi emolumenti che gli vengono corrisposti dalle numerose squadre nelle quali tenterà la fortuna. Un percorso tribolato che tuttavia gli aprirà la strada verso la svolta fondamentale della propria vita.

La panchina è per lui un destino segnato. Dopo le esperienze in Francia si trasferisce in Spagna e in tre stagioni conquista due titoli alla guida dell’Atletico Madrid. Poi, dopo le panchine di Malaga, Siviglia, Deportivo la Coruna e Belenenses in Portogallo, si accomoda su quella prestigiosa del Barcellona. Agli azulgrana lascerà in eredità due campionati, una Coppa di Spagna e una Coppa delle Fiere.

Il primo successo internazionale suscita l’interesse di Angelo Moratti. Il presidente dell’Inter è un imprenditore che ama inseguire traguardi sempre più ambiziosi e a suo parere Helenio Herrera è l’uomo giusto da collocare al posto giusto.
Il “Mago” si presenta sulla scena del calcio italiano in maniera dirompente. Si favoleggia sui suoi compensi neppure lontanamente paragonabili a quelli dei suoi colleghi dell’epoca.

Con lui l’allenatore diventa una figura di primissimo piano con tutti i benefici del caso. La sua parlantina con i suoi eccessi verbali, i suoi durissimi metodi di allenamento, i motti affissi sulle pareti dello spogliatoio e la capacità di infondere sicurezze a volte effimere in alcuni giocatori meno dotati, diventano motivo di discussione e di analisi tra gli esperti e tra i tifosi di tutta Italia.

Il personaggio sprigiona un fascino quasi perverso, nulla apparentemente gli è precluso e i risultati sul campo arrivano immediatamente e a pioggia. Sarti, Burgnich, Facchetti…la formazione dell’Inter diventa un mantra da mandare a memoria.

Proprio Giacinto Facchetti impersona l’intuizione più geniale del tecnico argentino. A lui viene affidato, primo nella storia del calcio italiano, il ruolo di terzino d’attacco. Una svolta tattica che farà scuola, una lezione strategica impartita da un allenatore definito catenacciaro e difensivista. Sotto la guida di Herrera l’Inter conquista tre scudetti, con tanto di stella.

In Europa detta legge in due edizioni della Coppa dei Campioni andando a conquistare altrettante Coppa Intercontinentali: nel 64-65 la prima, nel 65-66, stagione del fantastico triplete, la seconda.

Nella primavera del 1968 Angelo Moratti cede la società ad Ivanoe Fraizzoli. Un addio che prelude quello di Herrera e di Italo Allodi, dirigente fondamentale nei successi dell’Inter.

Al termine della stagione il presidente della Roma Franco Evangelisti offre a Herrera un ricco contratto. La Città, per la parte del tifo giallorosso, è in estasi. L’ingaggio del “Mago” nella capitale suscita un entusiasmo paragonabile solo a quello che molti anni dopo si registrerà per l’arrivo di Josè Mourinho. “È iniziata la stirpe del “Mago” recitano gli adesivi incollati sulle auto di migliaia di auto che circolano per Roma.

Le speranze del popolo romanista vengono esaudite già dalla prima stagione con la conquista della Coppa Italia. Sembra il preludio di una cavalcata inarrestabile ma quel primo anno riserva anche il doloroso accantonamento di Giacomo Losi, colonna storica della squadra e la drammatica scomparsa di Giuliano Taccola. Il 16 marzo del 1969, a soli 25 anni, il centravanti giallorosso viene stroncato a Cagliari da un attacco cardiaco. Iniziano a circolare voci di sostanze somministrate ai giocatori con eccessiva disinvoltura da parte del tecnico e dei suoi collaboratori. Illazioni alle quali non verrà mai data una risposta definitiva. L’anno successivo si chiude con un deludente decimo posto.

Nel frattempo al vertice societario è salito l’imprenditore edile Alvaro Marchini, ed è proprio il nuovo presidente a scavare un solco con l’allenatore cedendo alla Juventus i tre gioielli più preziosi: Capello, Landini e Spinosi. Le parole non certo amichevoli volano da una parte all’altra e a stagione inoltrata Marchini decide di esonerare Herrera, all’epoca convalescente dopo un grave incidente in auto.

L’allontanamento del “Mago” dura lo spazio di un mattino. Gaetano Anzalone, succede a Marchini e richiama l’allenatore. La fiducia viene ricambiata con la vittoria del Torneo Anglo-Italiano. Ben poca cosa rispetto agli auspici iniziali. Dopo una cocente sconfitta nel derby e un pareggio casalingo con la Ternana ultima in classifica, l’8 aprile del 1973 l’avventura romanista di Herrera si conclude definitivamente. Dopo un breve ritorno all’Inter e un anno alla guida del Rimini la sua carriera termina nel 1981 a Barcellona con la conquista della Coppa del Re.

Nella capitale aveva conosciuto la giornalista Fiora Gandolfi, la sua terza moglie. Con lei si trasferisce definitivamente a Venezia dove il 9 novembre di 26 anni fa si conclude l’intensa avventura terrena di Helenio Herrera in arte il “Mago”.

Roberto Bernabai

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