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Nazionale: la nuova vita azzurra di Buffon

Presentato a Coverciano nel nuovo ruolo di Capo Delegazione

(foto sito Figc)

Prima uscita da Capo Delegazione della Nazionale per Gianluigi Buffon, presentato oggi a Coverciano. Lo stile è elegante, la presa è sicura, la presenza è rassicurante, esattamente come quando indossava i guantoni.

Seduto accanto a lui c’è il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina a cui è toccato il difficile compito di individuare un profilo che potesse raccogliere il testimone che era stato di Gianluca Vialli. La scelta è caduta su Gigi, che, proprio per questo, entra nel ruolo con la massima delicatezza e umiltà, respingendo sin da subito ogni scomodo paragone: “Ho un bellissimo ricordo di Gianluca, avevamo un rapporto straordinario anche fuori dal campo. Dopo che aveva smesso continuavamo a scambiarci le maglie di gioco. Non ho la presunzione di poter raggiungere i suoi livelli, sarebbe sbagliato perché ognuno di noi ha un proprio percorso attraverso il quale matura e riesce a darsi delle risposte che quando sei più giovane non hai. Venire qui cercando di riprodurre un Gianluca Vialli sarebbe sbagliato, non sarei all’altezza. Cercherò di essere quello che sono sempre stato”.

Le parole di Gravina

Ad aprire la conferenza stampa è il numero uno della Figc:

 “Uno dei più grandi monumenti della nostra squadra azzurra, della nostra storia, torna finalmente a casa. Questo ruolo rientra nelle prerogative del Presidente Federale e sono particolarmente orgoglioso di poter passare il testimone a Buffon per tantissime ragioni. In termini di coerenza, sabato ho parlato di orgoglio e appartenenza, ho parlato di identità. E Buffon è un professionista con 214 convocazioni e 176 presenze in Nazionale, un record. La sua presenza in questo ruolo è emblema di grandissima coerenza. La maglia azzurra Gigi ce l’ha come seconda pelle, è una componente fondamentale della sua vita”, esordisce il presidente federale.

Quando stava pensando di smettere con il calcio l’avevo contattato, ma lui ha scelto di continuare a fare il calciatore. Poi ha deciso di smettere e siamo tornati alla carica. Lo ringrazio per aver accettato questo nuovo ruolo e gli faccio un grande augurio affinché possa rientrare nell’Olimpo azzurro: lo è già come calciatore, ma con le sue qualità penso potrà diventarlo anche come dirigente. Per me la giornata di oggi rappresenta emozioni forti e dopo aver vissuto una estate turbolenta, non per colpa nostra, sono ancora di più soddisfatto perché so che questa squadra è in mani salde tra Spalletti come Ct e Buffon come Capo Delegazione. Se è vero che ognuno di noi deve fare il massimo, credo come Presidente Federale di aver fatto il massimo con queste scelte per onorare la maglia azzurra“.

La conferenza di Buffon

Per Gianluigi Buffon Coverciano è casa. Lo è stata da quando era poco più di una promessa fino alla scalata al tetto mondo nella spedizione in Germania nel 2006, fino all’addio alla maglia azzurra nel maggio 2018.

Ringrazio il presidente, la famiglia azzurra e il Ct per la fiducia che hanno riposto in me. Immaginare la mia figura qui è un qualcosa che mi inorgoglisce e mi stimola, mi rende un uomo felice. Torno in un ambiente che penso di conoscere abbastanza bene. Il sunto del mio ruolo è dare un piccolo contributo in quelle che saranno le dinamiche che andremo a vivere in futuro“.

Il ritiro dal calcio giocato è sempre un momento delicato, ma la scelta del tempo è fondamentale per un portiere e lui di uscite in carriera ne ha sbagliate decisamente poche: “Non è stato per nulla difficile smettere. L’anno scorso a fine stagione in una condizione psicofisica ottimale mi sono fatto male, era il segnale più grande che la natura potesse darmi. Le partite di addio non mi piacciono, sono belle e iconiche, ma anche malinconiche. Devo pensare al futuro”.

E il futuro è ancora azzurro: “Sono nato e cresciuto con il mito di Zoff e Paolo Rossi, è chiaro che per me venire a Coverciano e vedere Gigi Riva era come vedere un monumento perché era un patrimonio che mi avevano trasmesso mio padre e la mia famiglia. I giovani puoi riavvicinarli così, poi ovviamente avere una Nazionale bellissima e vincente aiuta”.

Il nuovo corso porta il nome di Luciano Spalletti e la scelta entusiasma Buffon: “In questi giorni ho avuto la fortuna di stare vicino al presidente e al mister con il suo staff e devo dire che ho risentito parlare di concetti, emozioni e valori che secondo me sono imprescindibili se si vuole raggiungere un obiettivo. Ho la sensazione che l’Italia abbia trovato l’uomo giusto al momento giusto e purtroppo non sto parlando di me stesso. Spalletti mi toglie le parole, perché io ogni tanto dovrei intervenire, ma uno deve intervenire quando ci sono dei vuoti, quando qualcosa non è stato detto ed è meglio ribadirlo. Ma devo dire che la completezza dei ragionamenti del ct mi porta a non aggiungere altro, sarebbe solo un ribadire e un appesantire un qualcosa che è già stato detto da lui. Con un ct così secondo me dovrò dire poco”.

Torna all’Europeo vinto con Mancini in panchina: “Il successo all’Europeo è stato una magia, un obiettivo che abbiamo raggiunto anche perché supportati da tre o quattro situazioni fortunate. Nelle qualificazioni Mondiali ci sono stati i rigori sbagliati con la Svizzera e un’altra infinità di situazioni andate male, è stato forse il dazio da pagare per l’Europeo vinto”.

Infine l’immancabile panoramica sui portieri italiani attuali: “Negli ultimi tre/quattro anni il serbatoio di portieri italiani è cresciuto molto, ce ne sono cinque o sei di un livello elevatissimo, senza contare Gigio che ormai se la gioca con i primi della classe mondiale. Penso a Vicario, a Provedel, a Meret, ma anche a Falcone, Di Gregorio, e Carnesecchi. Ci sono tanti portieri che stanno dimostrando di avere qualcosa di speciale”.

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