di Marco Schiacca – In una serata d’estate di 15 anni fa, il 17 agosto 2008, al Policlinico Gemelli, moriva Franco Sensi. Era il presidente della Roma del terzo scudetto e l’ultimo presidente riuscito ad alzare un trofeo in una competizione nazionale.
In realtà non la alzò materialmente lui quella Coppa Italia vinta contro l’Inter il 24 maggio 2008. Lui quella sera allo stadio non c’era nemmeno, già fortemente provato dai problemi di salute. Lo fece sua figlia Rosella che lo aveva infatti sostituito al timone della società da circa due anni.
Francesco Sensi, detto Franco, era nato a Roma il 29 luglio del 1926. Figlio di Silvio, uno dei fondatori della AS Roma, eredita proprio dal padre questa passione e già a metà degli anni ’50 comincia a entrare nella storia della società come consigliere.
All’inizio degli anni ’60 diventa vicepresidente quando il numero uno del club è Anacleto Giani, salvo poi aprire di lì a poco, una parentesi lontano dal calcio e dal club giallorosso per dedicarsi in pieno alla sua carriera imprenditoriale. Franco torna sui suoi passi nel maggio del 1993 quando con Pietro Mezzaroma acquisisce il pacchetto di maggioranza della Roma per poi diventarne azionista unico già nel novembre dello stesso anno.
Da quel momento diventa il diciottesimo presidente della Roma e tuttora è lui quello rimasto in carica più a lungo, ben 15 anni.
Sotto la sua gestione la squadra giallorossa ha conquistato uno scudetto, due Supercoppe italiane e due Coppe Italia. Dopo di lui, in una situazione critica sotto ogni punto di vista, è toccato alla primogenita Rosella guidare la società fino al febbraio 2011, quando avvenne la cessione a UniCredit.
Franco Sensi è stato quello che oggi si può definire un presidente vecchio stampo, sulla falsariga degli Anconetani, dei Rozzi o dei Gaucci. Al contrario di questi però, Sensi ha saputo combattere lo strapotere calcistico e politico del Nord. Memorabili alcune sue battaglie in Lega e in Figc, posizioni che hanno spesso creato contrasti e difficoltà ma che alla fine non hanno impedito alla Roma di imporsi sul campo. Il suo carattere fermo, deciso, fin troppo schietto, lo ha portato spesso a scontrarsi con i suoi allenatori e anche con alcuni dei suoi calciatori. Quasi sempre riusciva portarli a ragionare nell’interesse comune e supremo della Roma che, come amava ripetere, considerava “la sua quarta figlia”.
Nel corso della sua presidenza non sono mancate le contestazioni della tifoseria. Una tifoseria che però, non ha fatto mancare rispetto e affetto accorrendo in massa in quella calda mattinata d’agosto dell’ultimo saluto.
Franco Sensi e la sua famiglia hanno saputo trasmettere a tutti, anche a coloro che ricoprivano ruoli minori in società, un grande senso di appartenenza, sentimento venuto poi a mancare nelle successive gestioni.
Prima dei funerali celebrati nella Basilica di S. Lorenzo, fiumi di persone hanno voluto fargli visita alla camera ardente allestita nell’aula Giulio Cesare in Campidoglio, fino ad allora concessa solo ad Alberto Sordi e all’ex sindaco Luigi Petroselli.
La mattina del 20 agosto 2008, oltre 30 mila persone, tifosi della Roma, personaggi pubblici oltre a quelli del mondo del calcio, salutano l’ultimo presidente romano e romanista della storia giallorossa.
A nome della squadra è Vincenzo Montella a portare un pensiero: “A tutti noi è rimasto il tuo ricordo profondo, sei sempre stato vicino a noi come presidente e padre. Hai fatto tanto per la Roma e Roma e noi ti abbiamo accompagnato con dignità e delicatezza. Non ti lasceremo solo e non lasciamo la tua famiglia. Ciao presidente, sei sempre con noi. Faremo di tutto per farti sorridere lassù dove sei”.
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