di Francesca Turco – “Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo”. Era l’11 luglio del 1982 quando Nando Martellini, telecronista Rai, lo urlò per tre volte nell’esatto momento in cui l’arbitro Coelho decretava la fine di Italia Germania 3-1. Tre come i mondiali vinti dagli Azzurri: 1934, 1938, e appunto quello spagnolo appena conquistato.
Oggi, 7 agosto, Nando Martelli festeggerebbe i 102 anni, tra le sue telecronache e quelle a cui assistiamo oggi c’è tutta l’evoluzione dei tempi, dei modi, dei linguaggi e soprattutto dei mezzi di comunicazione.
Le telecronache di Martellini erano sobrie, minimaliste, essenziali. Nessuna esaltazione, una voce pacata e morbida, niente di troppo enfatico, niente nomi di battesimo, soprannomi o nomignoli confidenziali. Il tono era impostato, come lo stile Rai richiedeva, ma non distaccato, di certo inconfondibile.
Mai farsi prendere la mano dall’entusiasmo e dall’enfasi esagerata in caso di gol: era un segno di rispetto dovuto ai tifosi di quella squadra che quel gol lo aveva subito. Martellini educava il tifoso, non lo blandiva a differenza dei suoi colleghi dell’era moderna. Era un giornalista del servizio pubblico e a questo dovere rispondeva con rigore e una preparazione meticolosa.
La radio o telecronaca doveva essere accessibile e comprensibile a tutti, a prescindere da estrazione sociale, cultura, tifo ed età. Doveva essere democratica e popolare. E’ stato un fedele narratore di gesta calcistiche, preparato e genuino, sicuramente lontano da quelle derive di autocelebrazione a cui ci capita di assistere oggi.
Le esasperazioni tattiche o regolamentari, così come le espressioni colorite e i neologismi erano considerati sconvenienti, forse addirittura fastidiosi. L’attenzione massima era su quanto accadeva in campo: un racconto che avesse distolto gli occhi e le orecchie dal pallone sarebbe stato concepito come un imperdonabile personalismo.
Qualche scivolone c’è stato. Ad esempio in quella partita del Mondiale dell’86, in cui Spillo Altobelli divenne in più occasioni “Jacobelli”. Martellini se ne scusò ripetutamente con i telespettatori.
Rispetto, equilibrio e rigore. Nel suo essere professionale e obiettivo, Martellini però non aveva mai nascosto il suo tifo per il Perugia: “Il radiocronista al di sopra delle parti non esiste – aveva confessato – È inconcepibile un uomo asettico, vaccinato a tal punto da risultare inattaccabile, pure in forma attenuata, dal morbo del tifo. Ad esempio, io non ho nulla in contrario ad ammettere che faccio il tifo per il Perugia”.
Chissà cosa direbbe dei suoi colleghi di oggi. E chissà se avrebbe piacere ad essere affiancato da commentatori tecnici e seconde voci spesso inutili e ridondanti.
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