di Marcello Baldi – Dopo otto lunghissime stagioni, Milinkovic-Savic e la Lazio si sono detti addio.
Una storia d’amore durata nel tempo, che probabilmente nessuno avrebbe mai pensato potesse protrarsi così a lungo. Basti pensare alle prime dichiarazioni di Sergej, quando la Lazio lo acquistò nell’ormai lontano 2015, strappandolo violentemente alla concorrenza della Fiorentina: “Sogno di giocare nel Real Madrid”. Non la migliore delle premesse per chi appresta a vestire la casacca di un club storico come quello biancoceleste. Un club, i cui tifosi hanno dovuto accettare nel corso degli anni, separazioni improvvise dai migliori giocatori, e addii dolorosi e dilanianti come fu quello di Alessandro Nesta.
Un addio che nella serata di mercoledì 12 luglio, poco dopo l’ufficialità da parte dell’Al-Hilal dell’acquisto del serbo, torna fortemente in voga sui social come termine di paragone: “Per noi giovani, l’addio di Milinkovic è come l’addio di Nesta per i nostri padri”.
Ad alimentare le lacrime, il post di addio del “Sergente”, sul proprio profilo Instagram: “Siamo stati una famiglia, la Lazio sarà sempre la mia seconda casa”.
Il gran rifiuto alla Fiorentina
Sergej Milinkovic-Savic approda ufficialmente alla Lazio il 6 agosto del 2015, a seguito di un clamoroso blitz di mercato da parte dell’allora direttore sportivo Igli Tare, il quale riuscì a strapparlo alla Fiorentina che aveva già definito tutti gli accordi con il giocatore tanto di avergli anche mostrato lo Stadio Artemio Franchi.
Di fronte all’incursione prepotente della Lazio, Sergej non seppe dir di no e, nonostante le grandi lacrime versate di fronte ai dirigenti della Fiorentina, decise di accettare la corte del club biancoceleste, fresco di qualificazione in Champions League. Ancora oggi, molti ricordano le parole del direttore sportivo della Fiorentina, Daniele Pradè, che affermava con sicurezza che “un ragazzino di 20 anni non avrebbe spostato gli equilibri di una squadra”. E invece…
Le strade di Milinkovic e Firenze, come vedremo più avanti, si incroceranno nuovamente.
Gli esordi alla Lazio
Il centrocampista serbo esordisce con l’aquila sul petto dodici giorni più tardi, nella sfida d’andata dei preliminari di Champions League contro il Bayer Leverkusen. Subentrato nel corso del secondo tempo, bagna il suo esordio con un cartellino giallo, che mette subito in chiaro di che pasta sia fatto. La Lazio non si qualificherà in Champions, retrocedendo in Europa League. È proprio nella seconda competizione europea per importanza che il giovane Sergej mette a segno la sua prima marcatura biancoceleste, punendo di testa il Dnipro. Passa invece qualche mese prima di regalarsi la prima gioia in Serie A. Lo stadio lo conosce bene. A Firenze, in un Artemio Franchi che gli riserva un’accoglienza tutt’altro che ospitale, Milinkovic segna un gol d’autore, superando due difensori viola con un gioco di suola e depositando in rete col mancino.
Esulta provocatorio con la linguaccia, a dimostrazione del fatto che “personalità” sia una delle prime parole a comparire sul suo dizionario. Al termine della prima stagione, è ancora un giocatore acerbo, con appena 3 marcature realizzate. Ma i margini di crescita sono enormi.
La prima volta al derby
Durante il ritiro di Auronzo di Cadore, Milinkovic è uno dei giocatori più disponibili e apprezzati, in particolare dai tifosi più giovani. “Sergio, devi farci un gol nel derby” gli urla più di un fan. D’altronde, il il derby è l’appuntamento clou per ogni tifoso della Città Eterna, Lazio o Roma che sia.
Il 17 marzo 2017, Lazio e Roma si affrontano in una doppia semifinale di Coppa Italia. Alla fine dei 120’ minuti tra andata e ritorno, sono i biancocelesti a imporsi e Milinkovic-Savic riesce nella straordinaria impresa di segnare sia nella sfida di andata, vinta 2-0 (suo anche l’assist peri il raddoppio di Ciro Immobile) sia al ritorno. Sugli spalti dell’Olimpico, qualcuno comincia già a chiamarlo “Sergente”, un soprannome che, col tempo, inizieranno a usare anche i compagni di squadra.
Il primo trofeo in biancoceleste
Il 13 agosto 2017 alza al cielo il primo trofeo della sua esperienza capitolina: è la Supercoppa Italiana, che la Lazio vince 3-2 battendo la Juventus allo scadere grazie a una rete di Alessandro Murgia. In campionato, Milinkovic comincia a diventare un elemento imprescindibile: in Serie A totalizza 12 reti al termine della sua terza stagione, cominciando ad attirare su di sé le attenzioni dei grandi club europei.
Il serbo è in grado di abbinare grandissime qualità tecniche a una straordinaria fisicità: molti addetti ai lavori lo paragonano addirittura a Pogba.
Nella sessione di mercato successiva, Lotito avrebbe rifiutato una cifra mostre di oltre 100 milioni, da parte del Milan, come raccontato in questi giorni a Il Messaggero. I tifosi della Lazio, da quel momento in poi, vivranno ogni sessione di mercato con il timore di poter veder partire il Sergente, ormai divenuto un beniamino della tifoseria.
Durante l’estate del 2018 partecipa al Mondiale in Russia, dove tuttavia non riesce a brillare: la Serbia uscirà ai gironi contro il Brasile di Neymar e Svizzera.
Inzaghi, Natalija e il gol contro l’Atalanta
Sotto la guida tecnica di Simone Inzaghi si è vista quella che probabilmente è la miglior versione di Sergej Milinkovic-Savic. Per gol e assist, il numero 21 risulta essere sempre tra i migliori della rosa. Contro il Chievo, nel giorno della sua 100esima partita con la Lazio, segna una bellissima doppietta, con un gol al volo di rara bellezza.
E’ in quel periodo che innamora, perdutamente. Questa volta il calcio non centra nulla. Sergej conosce Natalija Ilic, sua connazionale, da poco laureata e trasferitasi a Roma. Dalla loro relazione, nel 2022 nasce Irina, la loro prima figlia.
Il 15 maggio 2019, segna quella che forse è la sua rete più importante con la maglia della Lazio nella combattutissima finale di Coppa Italia contro l’Atalanta di Gasperini. Subentrato nei minuti finali, Milinkovic va a colpire di testa su un calcio d’angolo battuto da Lucas Leiva, incornando con tempi e coordinazione di un centravanti puro e regalando ai biancocelesti il vantaggio, consacrato poco dopo da Correa, e il secondo trofeo capitolino della sua esperienza.
Arriverà anche il terzo, pochi mesi più tardi, in un’altra grande finale disputata dagli uomini di Inzaghi: la Supercoppa Italiana disputata a Riad contro la Juventus, vinta con il risultato di 3-1.
Nel frattempo, Milinkovic mette in bacheca anche il premio come miglior centrocampista del campionato di Serie A.
Lo scudetto sfiorato
Nonostante la Supercoppa alzata al cielo di Riad, lo stesso sotto cui Milinkovic in queste ore ha firmato il contratto che lo legherà per le prossime stagioni al club saudita dell’Al-Hilal, quella 2019-2020 rimane per i biancocelesti una stagione piena di rimpianti. Trascinati anche dalle pesanti reti del Sergente, in particolare quelle allo Stadio Olimpico contro la Juventus, su strepitoso assist di Luis Alberto, e contro l’Inter, in cui raccoglie la sfera e batte Handanovic dal limite dell’area, gli uomini di Inzaghi avrebbero potuto lottare per aggiudicarsi il titolo di Campione d’Italia, unico titolo mancante nella personale bacheca di Sergej.
A causa dello stop del campionato per l’emergenza Covid-19, alla ripresa dopo la lunghissima sosta la Lazio, non riesce a riannodare i fili del brillante cammino interrotto. Un gol di Milinkovic contro l’Atalanta dà l’illusione che la magia non si sia ancora spezzata e che i biancocelesti possano ancora dire la loro. Quella partita la vinceranno però i bergamaschi e lo scudetto andrà alla Juventus di Sarri, che sarà qualche anno più tardi l’ultimo che avrà modo di allenare Milinkovic a Formello.
Sarri e il nuovo modulo
Dopo l’addio di Inzaghi, è Maurizio Sarri a prendere le redini della panchina biancoceleste. Dal 3-5-2 del tecnico piacentino, si passa al 4-3-3 di quello toscano. Uno stravolgimento tattico non indifferente né per Milinkovic né per Luis Alberto, che accuserà forse più del serbo il cambio sulla panchina.
Al termine della stagione, in cui spicca la rete segnata di testa nel derby d’andata, il centrocampista riesce a toccare la doppia cifra di gol e anche di assist. E’ il prova che, nonostante il modulo lo obblighi ad essere più presente in fase difensiva, le sue qualità non vengono meno. Nonostante Marcelo Brozovic venga premiato (con merito), miglior centrocampista della stagione, il rendimento del serbo è il migliore in assoluto e a giovarne è l’intesa con Ciro Immobile, con cui nasce l’asse più prolifico in termini di gol+assist degli anni recenti del club.
Il record
Nella sua ultima stagione alla Lazio, nonostante le tante difficoltà e le prestazioni altalenanti, Milinkovic raggiunge tre bellissimi traguardi. Il primo è la partecipazione al suo secondo Mondiale FIFA, disputato in Qatar nel mese di novembre. Durante la competizione, mette a segno la sua prima marcatura mondiale. Per Sergej sono mesi importanti: infatti, mentre lui è in Qatar, Natalija dà alla luce la loro primogenita Irina, che “Sergio”, come ormai lo chiamano tutti a Roma, abbraccerà al suo rientro. L’ultimo traguardo è quello più sentito da parte dei tifosi. Contro il Monza, nella vittoria ottenuta dalla Lazio per 2-0, segna la sua rete numero 65. Rete che lo rende il marcatore straniero più prolifico della storia del club capitolino. Milinkovic si ferma a quota 69, segnando una doppietta decisiva nell’ultima gara casalinga contro la Cremonese. Sarà l’ultima volta in cui i tifosi biancocelesti grideranno il suo nome.
L’addio
Milinkovic-Savic è, per chi è cresciuto negli anni della presidenza di Claudio Lotito, un giocatore importante tanto quanto lo è stato Juan Sebastián Verón per chi ha potuto vivere la Lazio degli anni di Cragnotti. Leader tecnico in campo, senatore nello spogliatoio.
Il primo a parlare nel momento in cui bisognava farlo, ma davanti le telecamere mai una parola fuori posto. È forse per questo suo modo di fare, fedele e professionista fino alla fine, che i tifosi della Lazio, o quantomeno la maggioranza, non gli porteranno rancore per aver scelto di andare e hanno già iniziato il countdown: “Tanto fra 3 anni torna a casa”.
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