di Emanuele Tonini – Il colpo di scena arriva dalla Procura di Torino: per la Juventus cade l’accusa di fatture inesistenti, in merito alle operazioni di plusvalenze fittizie per gli ex dirigenti bianconeri.
I pm hanno chiesto infatti l’archiviazione per la vicenda plusvalenze e per il presidente della Juventus Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved e il direttore sportivo Fabio Paratici, oltre che per i sindaci Marco Re, Stefano Bertola e Stefano Cerrato. Il Gip ha accolto la richiesta facendo cadere il primo capo di imputazione.
La Procura di Torino ha così motivato la richiesta di archiviazione: “E’ emersa la finalità prevalentemente bilancistica e non fiscale delle operazioni di scambio contestate. Queste operazioni risultano neutre, ‘a somma zero’, sotto il profilo finanziario, teso solo a consentire di registrare un ricavo immediato, spalmando i costi negli anni successivi”.
Tradotto dunque in parole povere, anche ritenendo alterati i valori contrattuali, la Juventus non ha avuto nessun beneficio fiscale da queste operazioni. Lo scambio, che non prevedeva passaggio di denaro, aveva lo scopo di acquistare e vendere calciatori in modo da raggiungere gli obiettivi imposti dal Financial Fair Play. Cade il primo capo di imputazione a carico della società bianconera e dei suoi ex dirigenti, restano da chiarire gli altri tre: false comunicazioni sociali di società quotata in Borsa (per i bilanci 2019/2020/2021), ostacolo agli organi di vigilanza e manipolazione del mercato.
Anche per i sindaci non risulta alcun coinvolgimento come scrivono i pm: “Non vi sono elementi per addebitare al collegio il ‘segmento’ di falso in bilancio che deriva dalle manovre stipendi, operazioni ‘correttive’ addebitabili all’organo amministrativo della società“.
I tre sindaci infatti, erano all’oscuro delle manovre stipendi, delle scritture private non inserite nel contratto e della famosa “carta Ronaldo” dove si parla di un debito della società verso l’attaccante di 19 milioni.
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