La VI sezione penale del Tribunale di Napoli ha condannato in primo grado il difensore del Monza Armando Izzo a 5 anni di reclusione per “concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva”.
I fatti risalgono ai tempi della sua militanza in Serie B con la maglia dell’Avellino, la partita al centro della vicenda Modena-Avellino, disputata il 17 maggio 2014.
Per il giocatore, classe ’92, il pm Maurizio De Marco aveva chiesto 4 anni e 10 mesi. Condannati anche il cugino di Izzo, Umberto Accurso, (capo del clan della Vinella Grassi di Secondigliano, e Salvatore Russo, ritenuto legato allo stesso clan, entrambi a un anno e mezzo.
Izzo ha subito commentato la sentenza sul suo profilo Instagram, annunciando che ricorrerà in appello per dimostrare la propria estraneità ai fatti.
“Sono molto deluso dalla sentenza di primo grado. Sono stato assolto per non aver commesso il fatto nella partita Avellino-Reggina del 25 maggio 2014 ma vengo accusato di aver combinato la partita Modena-Avellino del 17 maggio 2014, una partita che non ho neanche giocato. Leggerò le motivazioni con i miei avvocati e presenteremo appello”, scrive Izzo.
Il Monza, club nel quale milita attualmente Izzo in prestito dal Torino dalla scorsa estate, ha espresso totale vicinanza e sostegno al giocatore attraverso una nota ufficiale sul sito del club.
“AC Monza ha appreso che il proprio tesserato Armando Izzo è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. AC Monza esprime totale vicinanza e supporto ad Armando, convinta della sua estraneità all’ambiente criminale. Gli avvocati del calciatore sono delusi dalla sentenza e attendono di leggerne le motivazioni; dopodiché presenteranno appello”.
Le accuse
Al centro della vicenda c’è la partita di Serie B Modena-Avellino disputata il 17 maggio 2014. Secondo l’accusa i fratelli Accurso, capi del clan Vanella Grassi, avrebbero consegnato del denaro (30 mila euro) al calciatore dell’Avellino Francesco Millesi per corrompere alcuni compagni di squadra. L’accordo era finalizzato a favorire una rete del Modena, sui cui il clan aveva scommesso 400 mila euro.
Nei capi d’accusa il pm scrive che Armando Izzo, avrebbe partecipato all’illecito dietro la promessa di una somma di denaro “quale compenso al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione predetta“. Izzo è stato invece assolto dall’accusa di avere commesso illeciti nella partita Avellino-Reggina, disputata la settimana successiva, il 25 maggio 2014.
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